mercoledì 30 novembre 2011

Sardegna serbatoio energetico! Zirichiltaggia aderisce alla manifestazione NO GALSI del 10 dicembre

NO GALSI.
Aderiamo alla manifestazione nazionale contro il gasdotto
L’Assòtziu Zirichiltaggia comunica che aderirà alla Manifestazione Nazionale contro il Galsi indetta da aMpI per sabato 10 dicembre a Cagliari, in P.za dei Centomila alle ore 10:30.
Ci saremo per manifestare il nostro dissenso contro un’opera che consideriamo pura speculazione e sperpero di risorse pubbliche. Questo progetto, in sostanza e allo stato attuale, è infatti costituito da niente di più di un lunghissimo tubo che, attraversando la Sardegna da sud a nord, devasterà quanto troverà sul suo percorso, senza neppure garantire la reale distribuzione del metano nell’Isola.
Ci batteremo per impedire la realizzazione sulla nostra terra di una nuova ed inutile servitù imposta dallo Stato Italiano e che, se realizzata, porterà ulteriore povertà e sottosviluppo.
La tutela della salvaguardia del territorio sarebbe sufficiente a giustificare la mobilitazione, ma occorre anche impedire che la realizzazione del gasdotto danneggi le economie locali sottraendo risorse alla pesca, all’agricoltura e alla pastorizia attraverso lo sbarramento di corsi d’acqua, la distruzione di boschi e l’esproprio dei terreni sui quali verrà costruito il metanodotto.
Occorre inoltre ribadire il diritto dei Sardi ad esercitare la propria Sovranità, ovvero la facoltà di decidere sul proprio territorio e sul suo utilizzo in base alla reali necessità delle nostre comunità, respingendo l’ipotesi di rendere l’isola un immenso serbatoio ad uso e consumo di interessi esterni.
Confermando la nostra contrarietà ad un progetto che non pone la Sardegna al centro del suo sviluppo, invitiamo tutti i sardi e le forze democratiche e civili a partecipare alla mobilitazione contro il Galsi per opporsi in maniera concreta e decisa a questa nuova ed ennesima imposizione calata dall’alto.
Tàtari 29/11/11
Assòtziu Zirichiltaggia


Sardegna serbatoio energetico: Un film già visto
A volte anche ciò che sembra progresso merita una riflessione in quanto deve essere collocato nel contesto reale in cui si vuole realizzare. Partendo da questa prima considerazione non possiamo che prendere atto che il metanodotto che dovrebbe attraversare la Sardegna da sud a nord per ben 272 Km arriva con circa trent’anni di ritardo rispetto alla costruzione delle reti del gas nel resto d’Europa. Aspetto tutt’altro che trascurabile se si osserva che le notizie più recenti sulla disponibilità del gas algerino, che dovrebbe rifornire l’Italia passando per la nostra Isola, risultano essere molto limitate. Si prevede infatti una riserva di gas per i soli prossimi trent’anni. Considerando che la realizzazione delle reti di distribuzione indispensabili a coprire le esigenze dell’intera Sardegna necessiteranno in media di circa 7 anni, e che ad una riduzione del metano corrisponderà un inevitabile aumento del costo, si arriva alla logica conclusione che la costruzione del metanodotto non è assolutamente conveniente e che gli investitori per non andare in perdita caricheranno gli elevati costi sui consumatori finali, con il risultato che ci troveremo ad aver pagato un prezzo altissimo in termini ambientali senza ottenere in cambio alcun reale vantaggio economico. Questo semplice ragionamento basterebbe a smontare le teorie e le notizie fuorvianti di chi promette riduzioni sostanziose dei costi energetici per l’isola.
A dimostrazione di quanto appena detto vi è anche la consapevolezza che le scorte del gas risultano talmente scarse che la stessa Algeria, a partire dal 2014, avrà seri problemi a provvedere al proprio fabbisogno interno, ragion per cui la Sonatrach, la maggior azionista del consorzio Galsi, ha messo in discussione, ad ottobre di quest’anno, la validità del progetto. Tuttavia il carrozzone affaristico composto da speculatori e faccendieri e da una classe politica di servi e di imbroglioni pare non volersi lasciar sfuggire il mega business offerto dalla costruzione di un opera totalmente inutile ma che garantisce l’accesso ad ingenti finanziamenti pubblici, e prosegue perciò nella sua campagna di completa disinformazione a favore di ciò che si rivelerà essere per la Sardegna e il per Popolo Sardo l’ennesimo inganno.
Come in un film già visto assistiamo alla realizzazione di un progetto di sfruttamento del nostro territorio deciso da altri per noi, un progetto che non ha come obiettivo centrale la Sardegna, che viene invece utilizzata come “servitù di passaggio” per la realizzazione di una colossale opera coloniale funzionale solo ad interessi esterni. Prova ne sarebbe che nel piano di realizzazione dell’opera diffuso dal Galsi si prevede solamente il gasdotto principale, e affinché il metano possa circolare in tutti i comuni dell’isola, sarà necessario l’installazione di punti di allaccio, completare la rete di distribuzione e adattare quella già esistente ad aria propanata, il tutto ovviamente a carico delle nostre comunità.
Se i sardi vorranno usufruire del metano lo dovranno acquistare a costi di mercato, così come avviene per la benzina e il gas prodotti in Sardegna dalla Saras. Ci domandiamo dunque quali siano i grandi vantaggi sbandierati dal coro unanime dei partiti unionisti, arrivati al punto di presentare il progetto come la panacea di tutti i mali dell’Isola. La verità è che, esattamente come per la vicenda del nucleare, si tengono ben nascosti i rischi che gravano sull’ambiente e le economie locali (basate sul turismo, la pesca, l’agricoltura e la pastorizia), e si vuole invece imporre ai sardi il volere unilaterale dello Stato Italiano senza interpellare le comunità sui cui graverà questa nuova enorme servitù.
Il Gasdotto non porterà inoltre nessuna occupazione in Sardegna. Le aziende sarde verranno impiegate nei sub appalti al massimo per 3 o 4 anni. La gestione vera e propria del condotto non andrà ai sardi ma al gruppo HERA di Bologna (che nella società Galsi detiene una quota del 9%), come previsto dagli accordi siglati fin dal 2006. È evidente che così come è stato progettato il Galsi non è affatto un'opportunità ma un danno. Un grosso business in mano alle multinazionali, voluto dal colonialismo italiano e avvallato da una classe politica sarda sempre più servile ed ottusa. Per ciò siamo contrari alla sua realizzazione e invitiamo i sardi a mobilitarsi contro questo ennesimo scempio delle risorse e del territorio.
Riteniamo infine che debba essere affermato il diritto di decidere del nostro Popolo su tutte le cosiddette “grandi opere” che lo Stato Italiano vorrà provare ad imporci, puntando in modo deciso su un modello energetico eco-sostenibile e alternativo all’uso di idrocarburi (ricordiamo che il metano è uno di questi e che inquina esattamente come tutti i prodotti della derivazione petrolifera), un modello basato sull’impiego e lo sviluppo delle fonti rinnovabili che quando il Galsi entrerà in funzione (non prima di 10 anni nelle ipotesi più ottimistiche), avranno costi sicuramente più competitivi e convenienti.
È finito il tempo dell’accettazione passiva delle imposizioni e delle servitù italiane presentate come possibilità di sviluppo e dietro cui si nascondono invece interessi e affari esterni all’Isola. È tempo che i sardi costruiscano il proprio futuro e il proprio benessere con la conquista di una piena Sovranità Nazionale ed Energetica dell’Isola.
Tàtari, 29/11/11
Giovanni Fara
Daniela Piras

3 commenti:

  1. Quante cazzate che scrivette, non avete un minimo di conoscenza dell'argomento e l'unica cosa che mi viene in mente e che alcuni poteri forti stiano pagando i movimenti per il no al metanodotto, per intenderci i petrolieri, che lucrano in continuazione su noi Sardi sfruttando e inquinando la nostra terra per produrre combustibili di ogni genere che vendono a prezzi modici nel continente e invece si fanno strapagare da noi sardi ......per altro informatevi bene su tutto, HERA è già presente in sardegna, dove ha investito diversi milioni per la realizzazione delle reti cittadine, opera già sul territorio con dipendenti sardi e distribuisce gas a molti cittadini sardi ormai da diversi anni.

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  2. Peccato che la sardegna del gas non se ne fà niente !!!! bisognerebbe investire in infrastrutture turismo porti ecc non in gas di cui la sardegna non ha bisognooo !!!

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