giovedì 15 maggio 2014

LA FINE DELL'INCUBO GALSI

Finalmente una bella notizia, non solo per noi del Comitato ProSardegnaNoGasdotto ma anche per tutti/e coloro che, in questi anni, hanno condiviso con noi la lotta contro quell'inutile e dannosa speculazione chiamata GALSI. Una bella notizia anche per tutta l'Isola, forse finalmente libera da una - tra le tante - servitu' che ne strangolano l'economia e il benessere. 
Il 13 maggio 2014, con l’atto di indirizzo relativo alla metanizzazione della Sardegna, discusso nella seduta della Giunta regionale presieduta da Francesco Pigliaru, la  Giunta Regionale ha approvato la delibera che  autorizza la SFIRS ad uscire dal progetto GALSI, esercitando la clausola di recupero delle somme versate. La Giunta ha specificato che "non si tratta di interrompere il processo di metanizzazione, ma di creare un gruppo di lavoro e avviare immediatamente il confronto con il Governo per la definizione degli interventi infrastrutturali a carico dello Stato che permettano in tempi brevi alla Sardegna di avviare la metanizzazione in modo differente.". 
Non bisogna comunque abbassare la guardia. Abbiamo vinto una battaglia ma non la guerra, e non ci facciamo illusioni: l'idea del "tubo" che sventra la Sardegna e' sempre li. Conoscendo la capacita' e la fantasia di chi si alterna al Governo dell'Italia, non pare ci siano molte alternative ad un "intervento infrastrutturale" in grado di "metanizzare" la Sardegna "in tempi brevi", soprattutto in assenza (oltre che di quattrini) di piani e programmi energetici (sia statali che regionali) all'altezza del progresso tecnologico sinora raggiunto in materia.
Con tutta probabilita', l'"intervento infrastrutturale" di cui trattasi non attraversera' piu' il Mediterraneo per portare da noi il gas - che gli algerini non ci daranno mai - ma inizia e finisce in Sardegna, partendo dai rigassificatori alimentati dal gas scaricato dalle navi metaniere che, attraverso quella che chiamano "la dorsale", ossia il tubo che sventra la Sardegna da Nord a Sud, andrebbe ad alimentare le reti di gas cittadino, quelle poche che esistono. In attesa che trascorrano i "tempi brevi" che ben conosciamo (vedi, ad esempio, la SS 131) continueremo ad inquinare con energia ancora piu' sporca del gas e, se un giorno questo arrivera' nelle case e nelle aziende, sara' ormai una fonte energetica superata, costosa o esaurita
E il tubo e la disperazione resteranno.
Per adesso, comunque, godiamoci la bella notizia, in attesa di conoscere da chi sara' composto il "gruppo di lavoro" creato al riguardo dalla Giunta (ci saranno anche i Comitati di cittadini?).
Intanto ecco le prime reazioni indignate che giungono dall'altra parte, alle quali ci sentiamo di commentare solo cosi': "tranquilli, tranquilli, che tra cinque anni potrete ricominciare con il vostro bel GALSI. Per ora lasciateci godere di questo "intervento infrastrutturale"!!
COMUNICATO STAMPA

Galsi, Cossa (Riformatori): l’addio al progetto dimostra il pressapochismo di questa Giunta. Abbandonano il Galsi senza avere un’alternativa alla metanizzazione dell’Isola. Il loro progetto non è rivendicare un diritto ma andare a Roma col cappello in mano per chiedere di intervenire chissà quando e chissà come

CAGLIARI 13/05/2014. “L’addio al Galsi senza avere un’alternativa valida è estremamente grave. Significa che questa Giunta non ha uno straccio di idea su cosa fare per la Sardegna e tantomeno di come metanizzare l’Isola. Il dilettantismo può essere letale”. Lo dichiara il coordinatore regionale dei Riformatori sardi, Michele Cossa, commentando la decisione della Giunta di dire addio al progetto Galsi.

“Il problema energia per la Sardegna – dice ancora Cossa – è tra i più gravi handicap infrastrutturali che la nostra regione deve sopportare. La decisione dell’esecutivo sul Galsi si ripercuoterà ancora una volta sulle famiglie e sulle imprese che saranno costrette chissà ancora per quanto tempo a sopportare costi dell’energia infinitamente più alti rispetto agli altri cittadini italiani. Il loro progetto non è rivendicare un diritto ma andare a Roma col cappello in mano per chiedere di intervenire chissà quando e chissà come”.

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