venerdì 13 marzo 2015

CI SEI O CI FAI?

(di Tritone)
Le allarmanti notizie diramate sulle pagine del quotidiano L’UNIONE SARDA lo scorso 7 marzo pare che solo oggi abbiano messo qualcuno a conoscenza del triste primato che l’isola ha il merito di vantare: il territorio più inquinato d’Italia!
E’ da anni che il nostro Comitato lo fa presente - e non per capriccio - ma sulla base di inconfutabili ricerche e documenti pubblicati da studiosi, e quindi noti e visionabili per chiunque possa nutrire qualche interesse in proposito.
Se tanto mi da tanto, rileviamo tristemente che mamma Regione ha manifestato un disinteresse assoluto sull’argomento. L’alternanza dei decisori politici non ha infatti portato alcun beneficio all’isola. Ci permettiamo di dire che queste persone, di cui è ormai certificata l’inadeguatezza, hanno anzi messo in evidenza proprio il contrario, ossia la loro - e di conseguenza anche nostra - strutturale debolezza nel contraddittorio con la Terra, il paesaggio e l’immenso patrimonio custodito dal nostro territorio. Stanno pensando ad altro, chissà a cosa, ma di sicuro non sono in grado di toglierci dalle sabbie mobili dove ci hanno scaraventato e che sempre più ci inghiottiscono!
A proposito di questa per noi semplice ma per loro imbarazzante deduzione, è  però corretto rilevare che l’indagine epidemiologica dell’Istituto Superiore di Sanità che ha denunciato il primato isolano non ha interessato  tutte le aree della nostra martoriata isola, tenendo fuori dalla contesa, udite udite: la piana di Ottana, l’area di Sarroch e le aree militari di Quirra e Teulada. Luoghi dove si muore per malattie come il tumore, il linfoma e la leucemia. Cosa vuoi che sia! Che necessità e che urgenze ci sono per far cambiare rotta a coloro che allegramente governano?
A parte il disgustoso e sprezzante contenuto del mio preambolo, devo dire che il motivo per cui mi sono trovato a scrivere queste due righe è dovuto al fatto che proprio nei giorni scorsi, a proposito del disprezzo per il nostro territorio e di tutte le sue attività produttive, navigando fiduciosamente sul web alla disperata ricerca invece di buone nuove, mi sono imbattuto sulla prima pagina del quotidiano on line L’UNIONE SARDA.it. Nel pezzo, il direttore Emanuele Dessì si ergeva - ahinoi - a difensore e paladino della nostra terra intitolando l’articolo: “La Sardegna, un dono di Dio che nessuno valorizza”.
Ma non è - mi sono chiesto - che stiamo per caso parlando dello stesso Dessì che lodava il Progetto Galsi mentre “moderava” il Convegno organizzato per la sua presentazione (il 23 novembre 2009 al T-Hotel di Cagliari) dalla generosa compagine algerina che, lancia in resta e grazie alle gambe spalancate della nostra lungimirante (taddannu!) Giunta Regionale, volevano sventrare il nostro territorio a favore del miracoloso metano? Come è che si chiamava l’incontro? Ah si, “Il gasdottoGalsi: nuova energia per la Sardegna”. No, non può essere lo stesso Dessì che, mentre l’allora assessore regionale della programmazione Giorgio La Spisa motivava la volontà della Regione di voler procedere alla costruzione del metanodotto  - ovviamente per il nostro bene e per il lussureggiante futuro delle nostre prolifiche industrie - al pari degli organizzatori invitava le forze dell’ordine presenti in sala a limitare i brusii che pervenivano dal fondo della sala dove alcuni “facinorosi del NoGalsi” (quattro persone) andavano sedati in quanto disturbavano la quiete di chi allegramente se le cantava e suonava come voleva, tanto…., meglio proseguire nella farsa fra pochi intimi e senza interlocutori invece di azzardare un contraddittorio con chi la pensava diversamente, e non per capriccio, ma perché correttamente informati e documentati sul tema. Così è davvero tutto troppo facile, ed è quantomeno triste constatare come la Regione ancora una volta si sia irresponsabilmente resa complice, alle spalle dei Sardi, nell’allestimento di questa commedia.
Oooooh, a proposito, ma non è che stiamo parlando di quel Dessì che conduceva tempo fa sull’emittente Videolina la trasmissione “MONITOR”? No, certamente no. Non può essere quello che presentò la puntata del 15 febbraio 2012 - intitolata “Gassintegrato” - accogliendo il presidente di Galsi S.p.A. come un messia inviatoci dal Signore, e conducendo spudoratamente una trasmissione pro gasdotto al pari di Mauro Pili, Alessandra Zedda, Tonino Tilocca e lo stesso presidente della società Roberto Potì, badando bene di concedere il minimo spazio ai sostenitori della linea opposta: Claudia Zuncheddu, Cristiano Sabino, Sergio Diana del Comitato, Bustianu Cumpostu etc…. Eppure mi sembra proprio di ricordare fosse lui a chiudere la trasmissione con un rassicurante sorriso rivolto all’indirizzo di Potì e al pubblico a casa, affermando che per fortuna dei Sardi e per buona pace dei contrari al metanodotto, quell’opera insulsa si sarebbe giustamente realizzata.
E allora, se i fatti sono questi e ha scritto quelle cose, stai a vedere che questo signore - se di lui si tratta - pare si sia redento o sia in procinto di farlo. Nel suo pezzo parla infatti “di folgorazione sulle vie della Sardegna”, da lui girata in lungo e in largo per registrare programmi televisivi.
Accipicchia, se così fosse c’è davvero voluto parecchio tempo per destarlo dal suo torpore e dalle sue convinzioni. Non è che per caso ha anche finalmente compreso che si trattava della peggiore speculazione nella storia industriale dell’isola? Un danno incalcolabile per la Sardegna intera ed i suoi pacifici abitanti, e poi prosegue affermando “di provare vergogna per non aver contribuito a svegliare il sonno della ragione della nostra classe politica, incapace di tutto”.
Auspichiamo che queste meritevoli e peraltro veritiere affermazioni siano frutto di una persuasione non occasionale, e comunque, visto il ruolo che ricopre e l’attività che esercita, se così non fosse non mancheranno le occasioni per comprenderlo. Anche perché purtroppo non è solo lo spettro del metanodotto Galsi ad incombere ancora sulle nostre teste. D’altronde cosa ci si può attendere dall’attuale classe politica e da chi ci amministra?
La nostra terra, per scelte politiche assurde prorogatesi nel tempo e per le quali nessuno ha mai pagato dazio, a parte noi cittadini, ma anche a causa di una purtroppo scadente, a volte di parte, e quindi scorretta informazione giornalistica, è purtroppo diventata una vera pattumiera a disposizione dei maneggioni di turno (pale eoliche, anche off shore, trivelle, bio raffinerie, impianti fotovoltaici, di smaltimento di biomasse e termo solari etc….), un attacco frontale e costante in una kasbah totalmente priva di regole. Peraltro in una regione che non ha bisogno di nulla perché sufficiente dal punto di vista  energetico.
Altro che Piano energetico regionale, poveri noi! E chi lo dovrebbe studiare e disciplinare, personaggi facili prede di lobby senza scrupoli? Ma pogaridadi! Non ne mancano mai, ed oggi infatti tremiamo all’idea che nell’assordante silenzio della inconsistente politica possa - però a cose ormai fatte - addirittura prendere realmente corpol’ipotesi che in Sardegna venga a breve istituito il deposito nazionale dellescorie nucleari. Altro che “Isola dei longevi” da presentare all’imminente apertura dell’Expo milanese. Mai immagine può essere più falsa considerato che in Sardegna un abitante su tre vive - meglio dire sopravvive - in una zona inquinata.
Rimbocchiamoci le maniche tutti, altro che storie, e ciascuno in coscienza faccia la propria parte! Anche nella nostra isola devono esistere i diritti di tutti: quello al lavoro, alla salute e ad un ambiente salubre. Chi sa dirmi dov’è tutto questo? L’alternativa è andarsene e liberare il campo. E forse è proprio questo il disegno che qualcuno va perpetrando.

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