giovedì 18 maggio 2017

POLITICA E MEDIA: SOLO RUMORE


(di TRITONE)

Il paventato fendente mortale che nuovamente aleggia minaccioso sul territorio isolano - si chiami dorsale, condotta o gasdotto non importa - impone una riflessione.

Se vogliamo conservare la nostra sovranità non dobbiamo guardare al passato. Se vogliamo restare abbastanza forti da scegliere il nostro destino dobbiamo dotarci di un potere pubblico, ossia di tutti. Dobbiamo dotarci di uno strumento comune della nostra volontà senza il quale non esisterebbe più una sovranità popolare da difendere. Questo perché, in virtù di un semplice rapporto di forze, in futuro sarebbero sempre altri a dettarci le politiche da adottare.
Politica e Media ci vogliono disuniti, confusi e quasi sottomessi affinché proceda spedita la loro connivenza grazie all’ausilio prepotente e straripante dei mezzi di cui possono disporre. Lo scopo? Presto detto: il raggiungimento dei loro interessati obiettivi che, quasi sempre però, difficilmente coincidono con quelli attesi dalla collettività. E’ questo il modo che hanno escogitato per alimentarsi e mantenersi in vita. E poco importa se ci troviamo sul lastrico, ci lamentiamo e ci appaiono all’orizzonte scenari inquietanti.
Noi del Comitato ProSardegnaNoGasdotto ci ostiniamo a combattere queste ingerenze da parecchi anni, ma ci siamo sempre sentiti soli - a volte addirittura sperduti - nella battaglia contro il colosso denominato “potere”. E ancora non sappiamo se - nel nuovo braccio di ferro che tristemente si palesa - ancora possediamo l’energia per opporci. Abbiamo bisogno di aiuto! E’ giunto quindi il momento di mobilitarsi in massa per far loro comprendere che abbiamo capito tutto e non ci stiamo più. Così come dobbiamo fargli capire che non abbiamo bisogno di divisione, né in Italia né tantomeno in Sardegna. Necessitiamo semmai di un’unione sempre più stretta - e certamente anche più politica - quella sana però. Ma da troppo tempo ormai le classi dirigenti non osano promuoverla nel timore, ma anche nella consapevolezza, di non trovare più maggioranze disposte a rieleggerle. Si sappia però che rinunciare all’unità ci conduce alla rovina, a un suicidio collettivo. Stiamo galoppando velocemente in quella direzione, non più al passo bensì al trotto, in una cavalcata folle che è necessario fermare subito, prima del baratro.
Non possiamo consentire più a nessuno di ingannarci. Le “lezioni” impartiteci dalle inefficaci e scadenti classi politiche susseguitesi al potere ci dovrebbero aver insegnato qualcosa. Il mio invito è pertanto quello di metterci alla prova - tutti indistintamente - nel disperato tentativo di tamponare la nuova emorragia che i soliti impuniti stanno procurando.
Dobbiamo attrezzarci per comprendere la portata di ciò che accade intorno a noi, e farci trovare pronti per respingere con forza prepotenze e soprusi - come l’irresponsabile nuovo tentativo di sventrare il nostro territorio per la  posa del metanodotto - se lo riteniamo necessario e vitale per il futuro. Le libertà di cui disponiamo ci offrono tutti gli strumenti giusti per farlo, invece di lasciare carta bianca ai soliti ciarlatani di turno che ci trascinano al declino.
Per ciascuno di noi è pertanto giunto il momento di rimboccarsi le maniche e mobilitarsi. Interessiamoci alla politica e cerchiamo nel nostro piccolo di esserne protagonisti attivi e positivi, rammentando che il benessere e le tutele di cui godiamo - che abbiamo diritto e ottime ragioni di voler mantenere - sono frutto di decenni di lotte politiche e sociali. Non permettiamo a nessuno di rimuoverle.
La salvezza sta nel mettere in comune esperienze sane con capacità sane e non nel principio del “ciascun per se” che finirebbe - come già accade - con lo scagliarci gli uni contro gli altri. Purtroppo siamo pieni di paure e problemi così grandi da farci addirittura confondere l’essenziale con il superfluo, e il tempo che ci resta alla fine della solita giornata trascorsa a mille all’ora è davvero esiguo.
Come fare? Scegliendo fra le nuove generazioni giovani perbene, volonterosi e capaci. Pertanto, questa politica e questi media devono starne fuori. Operazione estremamente difficile, lo so, ma allo stato attuale non intravedo altre possibili soluzioni. Visti i risultati ottenuti, possiamo tranquillamente affermare - senza timore di smentita - che il loro tempo è scaduto. Non hanno più titolo né numeri per chiederci di essere ancora indulgenti con loro.
Se ci pensate, appare quantomeno curioso constatare come entrambe le categorie partano dal presupposto di considerare Male tutto ciò che si oppone al loro potere. Se riflettiamo bene, infatti, loro non applicano un programma, ma ubbidiscono al programma che rende possibile la loro stessa esistenza. E’ quindi Buono tutto ciò che permette la sua realizzazione, anche se questo Buono nel linguaggio comune rientra nella categoria del Male; è invece Cattivo ciò che intralcia o impedisce la realizzazione del programma, anche se questo Cattivo nel linguaggio comune rientra nella categoria del Bene.
L’idea malsana e irresponsabile di devastare irrimediabilmente la nostra isola per la posa del “tubone” lo dimostra: è ritenuta un Bene perché indispensabile ai fini della realizzazione del loro progetto. A prescindere da tutto e tutti. E’ questo il senso del perverso meccanismo.
Per conservare la nostra terra almeno così come è bisogna combattere senza timori o reverenze, altrimenti è la fine. Troppi anni di malgoverno ci hanno ridotti sul lastrico e messi nella condizione di pietire ormai tutto. Siamo spalle al muro, e tutto quello che ci resta è il nostro territorio. Ebbene, che nessuno osi più toccarcelo, basta e avanza così. E’ questo il messaggio - se vogliamo, anche velatamente intimidatorio - che deve passare, e così deve essere percepito da chi ancora mostra fameliche bramosie sull’isola.
Magari anche quei personaggi che possono vantare il lusinghiero risultato di aver fatto finalmente entrare la Sardegna in una sempre ambita “TOP TEN”. Peccato però sia quella della disoccupazione giovanile in Europa. Secondo le recenti stime EUROSTAT 2016 la Sardegna infatti occupa la sesta posizione grazie all’esaltante 56,3% di senza lavoro, e aggiungerei quasi senza speranza. Alzi la mano chi ancora crede a questi mangiapane a tradimento.
Diverso ma non troppo il discorso che riguarda l’informazione. Qui, come nella politica, non ha valore il contenuto, conta solo il rumore. Ed è proprio così che alla fine vince la menzogna.
Un monito per tutti coloro che sui divani domestici hanno la perversa abitudine di accontentarsi nell’ascoltare le notizie diramate dalla TV - veri e propri depistaggi - rivolte ad una massa di telespettatori passivi e inerti, cioè noi, che difficilmente riesce a stare dietro quanto si dice o si dibatte, o più spesso si urla. Quotidianamente purtroppo assistiamo ad uno spaccato esemplare della società della prevaricazione discorsiva in cui viviamo.
Le libertà verbali diventano sinonimo di imprevedibilità. E l’imprevedibilità più che la ponderatezza è oggi considerata un valore aggiunto. Più il linguaggio (soprattutto televisivo) è irrispettoso, più viene percepito come autentico. Ecco perché quello pacato, democratico, quasi sottomesso, non piace perché considerato falso. Si tratta sempre e solo di strategia: non interessa quello che dici o che fai, importa solo che arrivi alle persone.
Passa dunque tutto per la pancia, la testa è troppo lenta per come oggi è costruito il mondo e per le regole che si è dato. Pertanto, in questo triste contesto parlare di contenuti è molto difficile. Il contenuto richiede tempo, ed esso stride assai con la velocità dell’informazione che ci viene imposta.
Come uscire da questa perversione? Secondo me l’unico modo è quello che ciascuno si assuma la propria responsabilità, magari anche mettendoci la faccia. Ritengo sia questo il modo per ristabilire un patto di fiducia fra persone. Ti conosco, ti leggo e/o ti ascolto e - anche se non la penso come te - trovo utile confrontare il tuo punto di vista con il mio.
Quello che in buona fede facciamo, diciamo e scriviamo porta la nostra faccia e le nostre convinzioni. Se non veicoliamo nulla - per esempio svuotando politica e informazione di reali e veritieri contenuti - stiamo offrendo solo rumore, nulla più.

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